Hervé Niquet con i solisti dell’Opéra Royal de Versailles alla Fenice

 

©Hélène Sadaune

Hervé Niquet con i solisti dell’Opéra Royal de Versailles ha inaugurato la Stagione Sinfonica 2024-2025

Ha preso il via la Stagione Sinfonica 2024-2025 della Fondazione Teatro La Fenice. Ad aprire il sipario sull’atteso cartellone dei concerti, è stato la prestigiosa bacchetta di Hervé Niquet, che alla testa di Orchestra e Coro del Teatro La Fenice ha diretto un programma dedicato alla musica francese, con il celebre Te Deum di Charpentier, insieme a brani di Dauvergne e Méhul.

A impreziosire questo speciale evento, la presenza di alcuni cantanti d’eccezione, solisti dell’Opéra Royal de Versailles: il soprano Sarah Charles, il mezzosoprano Flore Royer, i tenori Léo Guillou Keredan e Attila Varga-Tóth e il baritono Halidou Nombre. Maestro del Coro Alfonso Caiani.

Guarda alla Francia, dunque, l’impaginato che ha inaugurato la Stagione Sinfonica 2024-2025 della Fenice. Tra l’altro ospitando sul podio Hervé Niquet, direttore tra i più esperti nel repertorio francese tra Seicento e Settecento, nonché clavicembalista e fondatore alla fine degli anni Ottanta di uno degli ensemble che hanno valorizzato scrittura e autori dimenticati. Tre gli autori prescelti per questo concerto veneziano, Antoine Dauvergne che riscrive il mitico Persée di Lully; Étienne Nicolas Méhul di cui si propone la Prima Sinfonia; per concludere con Marc-Antoine Charpentier, di cui tutti riconosceranno i primi minuti del Te Deum, uno dei brani più famosi dell’intero repertorio.

©Hélène Sadaune

Antoine Dauvergne (1713-1797) si affermò come violinista di particolare talento, subito nominato tra le fila della Chambre du roi, poi batteur de mesure ossia direttore d’orchestra della Académie royale. Prende quindi il titolo di compositore e maestro di musica dell’orchestra reale, la Chambre du roi, e nel frattempo scrive mottetti per il Concert spirituel e opere per il teatro. Lo stampo nazionale delle sue numerose tragédies lyriques si modella sull’esempio di Jean-Baptiste Lully, il compositore fiorentino che era stato inviato adolescente a corte, e che dal Palazzo delle Tuileries era diventato il nome di rifermento per la danza e l’opera alla corte del re Sole. Non a caso, nel 1770, per le nozze del futuro Luigi XVI con Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, quando si inaugurò il teatro appositamente costruito nella reggia di Versailles, venne scelta un’opera di quasi cent’anni prima, il Persée, una delle più famose del celebrato Lully. Per rinfrescarla e revisionarla vennero interpellati i tre compositori più in vista del tempo: Dauvergne, François Rebel e Bernard de Bury. A ciascuno toccò una parte: Dauvergne riscrisse l’ouverture, ritoccò l’atto primo, il quarto e le danze. L’esecuzione fu sontuosa e il successo eclatante. Benvenuta dunque la riscoperta, dove l’ouverture, nella tonalità solenne e assoluta di do maggiore, prelude alle altrettanto pompose danze a chiusura del quarto atto.

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Étienne-Nicolas Méhul (1763-1817) è considerato il padre della Sinfonia in Francia. Molto apprezzato da colleghi compositori del calibro di Mendelssohn, Schumann e Wagner, oggi, al di fuori della cerchia degli specialisti, Méhul è un autore pressoché dimenticato, nonostante scrisse almeno oltre trenta opere, balletti e pagine vocali spesso dal forte carattere rivoluzionario. Compose diverse Sinfonie, divenute punto di riferimento per i romantici francesi, che vi affondarono le radici in cerca di una propria, autentica tradizione. La Prima Sinfonia in sol minore – composta tra il 1808 e il 1809 –, seppur denunci chiaramente esplicite parentele con gli autori del classicismo viennese Haydn-Mozart-Beethoven, anche attraverso evidenti rimandi, si caratterizza infatti per alcuni tratti musicali di scuola squisitamente francese.

Se Dauvergne lavora nello stampo di Lully, se Méhul guarda ai viennesi, l’impronta che porterà sempre con sé Marc-Antoine Charpentier, in particolare nel sacro, sarà quella della scuola di Giacomo Carissimi, il maestro della controriforma, titolare dell’insegnamento al Collegio germanico. Tra i suoi brani più famosi, il Te Deum H. 146 registra acora oggi un’imperitura fortuna grazie a quel Prélude iniziale, scelto come sigla di tutti i programmi radio e tv trasmessi in Eurovisione. Ai tempi della prima esecuzione, nel 1692, l’intero brano per soli, coro e orchestra doveva celebrare la incredibile vittoria della Francia nella battaglia di Steenkerque, durante la guerra dei nove anni, contro un esercito congiunto inglese-scozzese-olandese-tedesco.

www.teatrolafenice.it

Pubblicato da Hélène Sadaune

Master II d'Histoire Moderne de la Sorbonne Paris IV, j'ai travaillé pendant plus de 20 ans pour la C.E. Résidente depuis plus de trente ans à Venise, guide conférencière à Paris et Venise, je suis une passionnée de la civilisation vénitienne et de cette ville hors-norme. Comptez sur moi pour vous tenir informé!

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