Ritorno di Aida di Verdi alla Fenice

Fa il suo ‘ritorno’ sul palcoscenico del Teatro La Fenice, dopo oltre trent’anni di assenza, Aida di
Giuseppe Verdi. L’opera in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni, terzultima nell’ordine
cronologico del catalogo verdiano, sarà riproposta nello storico allestimento del 1978 con la regia di
Mauro Bolognini – ripresa da Bepi Morassi –, le scene di Mario Ceroli e i costumi di Aldo Buti
messi a disposizione dall’Archivio storico Cerratelli di Pisa. La direzione musicale sarà di Riccardo Frizza, che sarà alla testa dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice e di un cast nel quale spiccano i debutti italiani del soprano Roberta Mantegna e del tenore Francesco Meli nei ruoli principali di Aida e Radamès.

Aida debuttò al Teatro dell’Opera del Cairo il 24 dicembre 1871 e a lungo sembrò l’ultima
fatica operistica di Verdi, poiché solo a più di un quindicennio di distanza sarebbero seguite le
partiture di Otello (1887) e Falstaff (1893). La scelta del libretto venne accettata da Verdi a seguito
di numerose offerte, a lungo respinte, provenienti dal kedivè d’Egitto – che intendeva
commissionare un’opera di soggetto egizio per l’inaugurazione del canale di Suez – cui Verdi infine acconsentì non solo per ragioni artistiche, ma anche concorrenziali (sembrava profilarsi
un’alternativa nel nome di Wagner) e contrattuali: tra le varie cose avrebbe avuto carta bianca sul
libretto e avrebbe potuto scegliere personalmente il direttore della prima, il tutto per
centocinquantamila franchi, quattro volte l’onorario del precedente Don Carlos.

L’intermediario principale nelle travagliate trattative – che subirono perfino gravi condizionamenti dalla guerra franco-prussiana – fu proprio uno dei due librettisti del Don Carlos: Camille Du Locle, che aveva avuto dei contatti con l’egittologo Auguste Mariette, incaricato dal kedivè alla gestione del progetto. Du Locle stese di fatto l’intero piano dell’opera sulla falsariga di un soggetto delineato da Mariette. Antonio Ghislanzoni fornì di fatto solo il lavoro di versificazione.

Aida è un lavoro strettamente imparentato al paradigma del grand opéra parigino: ne rispetta
i luoghi tipici quali lo stretto intreccio fra vicenda personale e conflitto storico-politico e il
vistosissimo impiego di grandi scene di massa, nonché del balletto. Tuttavia, a guardarla più da
vicino, dallo spettacolo parigino per eccellenza Aida si diversifica per motivi non secondari: la
genericità dell’epoca storica, una genericità cui fanno perfettamente gioco trombe di scena ispirate a
modelli non egizi ma romani; melodie ‘esotiche’ completamente inventate; un’attenzione maggiore
all’indagine sull’individuo piuttosto che a una drammaturgia storica con soggetti di massa.

«È sicuramente un’opera di svolta, e per molte ragioni – spiega il direttore Riccardo Frizza
[…] Io tendo a considerarla un’opera molto politica: secondo me è questa la cifra alla quale Verdi
era più interessato, in misura anche maggiore rispetto alla vicenda amorosa, che naturalmente in
melodramma dell’Ottocento non può mancare. A livello compositivo, però, la cosa che balza di più
all’occhio è la scrittura vocale delle parti ‘politiche’, sin dall’apertura, quando Ramfis parla con
Radamès: la linea di Ramfis sta tutta su una sola nota. È l’orchestra che ha la parte più strutturata,
mentre il canto è un puro declamato. Questa particolarità ritorna poi ogni volta che in scena ci sonogli ‘attori politici’: per Verdi è una svolta compositiva, lui guarda a qualcosa di diverso rispetto al passato, probabilmente anche influenzato da Wagner. L’orchestra assume una rilevanza molto più accentuata, e il canto diventa meno elaborato, si risolve in un declamato continuo su un’unica nota. Quando invece arrivano le donne e comincia l’intreccio amoroso – il triangolo sentimentale tra Amneris, Aida e Radamès – partono le grandi melodie, che però, anche in questo caso, prendono avvio dalla linea dei violini. Quindi l’orchestra soppianta quello che precedentemente Verdi aveva scritto soprattutto per le voci
».

Il regista Bepi Morassi riprende la regia di Mauro Bolognini del 1978: «In quegli anni a
questo titolo era normalmente associato un certo trionfalismo pompier. Proprio con Mauro, a
posteriori, ci trovammo a ragionare sulla reale essenza di quest’opera. A partire dall’‘88, e fino ai
primi anni Novanta, avevamo portato Aida nei grandi stadi internazionali, a Montreal, Sidney,
Pretoria, Melbourne… Per ambienti come quelli gli allestimenti non potevano che essere
giganteschi, con centinaia di coristi, migliaia di comparse, cavalli in scena e così via. […] Per la
Fenice Bolognini aveva fatto una scelta diversa, ‘pulendo’ ogni orpello ed eliminando ogni
sovrastruttura, senza tuttavia rinunciare a nulla. Era la prima volta che
Giuseppe Sinopoli dirigeva un’opera, e dunque era forte la volontà di privilegiare il lato musicale rispetto alla spettacolarità. Dunque tutto era pensato in funzione della musica. Come si capisce da tanti film – come ad esempio Bubù, o Metello, e comunque tutta la fase degli anni Settanta – Mauro era un grande costruttore di atmosfere, e questa Aida sottolinea e amplifica davvero le emozioni che nascono dalla musica».

Nel cast dell’allestimento feniceo figurano per i ruoli principali il soprano Roberta
Mantegna
(in alternanza con Monica Zanettin) nel ruolo di Aida, e il tenore Francesco Meli (in
alternanza con Diego Cavazzin) in quello di Radamès. Mattia Denti interpreterà il ruolo del re
d’Egitto; Irene Roberts, in alternanza con Silvia Beltrami, quello di Amneris; Riccardo Zanellato e Simon Lim si alterneranno nel ruolo di Ramfis; Roberto Frontali e Luca Grassi in quello di
Amonasro; completano il cast Rosanna Lo Greco nel ruolo della gran sacerdotessa e Antonello
Ceron
in quello del messaggero. Maestro del Coro Claudio Marino Moretti. Il light design è firmato da Vilmo Furian, le coreografie di Giovanni Di Cicco saranno interpretate dai danzatori del Nuovo Balletto di Toscana.

www.teatrolafenice.it

Pubblicato da Hélène Sadaune

Master II d'Histoire Moderne de la Sorbonne Paris IV, j'ai travaillé pendant plus de 20 ans pour la C.E. Résidente depuis plus de trente ans à Venise, guide conférencière à Paris et Venise, je suis une passionnée de la civilisation vénitienne et de cette ville hors-norme. Comptez sur moi pour vous tenir informé!

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