Baby 3.0 di Lorenzo Quinn

©Wladimiro Speranzoni

Venezia, Palazzo Ca’ Corner, dal 15 luglio al 31 ottobre 2022

A Venezia è esposta una nuova opera monumentale di Lorenzo Quinn fino al 31 ottobre 2022.  Si chiama “Baby 3.0” è un simbolo di rinascita, un tributo verso il mistero della vita che accomuna ogni essere umano e dà speranza per il futuro. L’opera è collocata nel giardino di Palazzo Corner della Ca’ Granda nel sestiere di San Marco,  affacciato sul Canal Grande, palazzo progettato da Jacopo Sansovino e sede storica della Città metropolitana di Venezia – che ha concesso il patrocinio alla mostra – e sede della Prefettura di Venezia. Si tratta di una scultura unica che si vede dal Canal Grande.

Venezia la sua rinascita, dopo l’acqua alta del Novembre del 2019 e la pandemia, l’ha già iniziata da tempo; la nuova opera di Lorenzo Quinn non è altro che un atto concreto che traduce lo spirito di una comunità in una creazione artistica – è il commento di Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia e della Città metropolitana – È un piacere poter ospitare l’ultimo lavoro di Quinn, che dimostra ancora una volta un amore smisurato per questa città”.

Artista figurativo di fama internazionale formatosi all’American Academy of Fine Arts di New York, Lorenzo Quinn  – nato a Roma nel 1966 – avvia così una nuova fase del suo percorso senza abbandonare le tematiche che gli sono care, di cui la salvaguardia e il destino della città lagunare, alla quale è da sempre molto legato, sua madre e sua moglie essendo Veneziane.

©Wladimiro Speranzoni

La potenza comunicativa e l’immediatezza del messaggio sono del resto gli elementi che connotano le sue sculture, soprattutto le monumentali opere di arte pubblica che Quinn ha esposto in prestigiosi contesti internazionali, spesso con finalità filantropiche: a Park Lane, Barkely Square e nei Cadogan Gardens a Londra, nel cortile del Museo Ermitage a San Pietroburgo, al Windsor Castle nel Berkshire, presso la Casina Valadier a Roma, nel Giardino dei Boboli parte delle Gallerie degli Uffizi a Firenze, a Palazzo Sagredo sul Canal Grande a Venezia; e ancora davanti alla Chiesa di San Martino a Birmingham, dinnanzi alla Cattedrale di Palermo, al grattacielo del Paramount Group in Avenue of Americas a New York e al Museo d’Arte Moderna di Palma di Maiorca; sul lungomare di Doha in Qatar, sul tetto del Museo di Arte Moderna di Shanghai con vista sul fiume Huangpu e, ultima realizzazione, ai piedi delle Piramidi di Giza.

“Baby 3.0” è realizzato in rete d’acciaio inossidabile per il bebè e il bacino in fusione di alluminio di 9 tonnellate, alta 7 metri e larga quasi 9 metri. “Ora più che mai – spiega Lorenzo Quinn – dopo la pandemia, di fronte al dramma delle guerre e della povertà diffusa e ai gravi problemi ambientali, c’è bisogno di ribadire il valore della vita, di lavorare al cambiamento e alla creazione di una nuova Umanità. Quest’opera è una dichiarazione di speranza per il futuro, anche per Venezia. Un bimbo ancora nel grembo materno ma già pronto alla vita”.

©Wladimiro Speranzoni

Amira Gad, curatrice della mostra e scrittrice con sede lavorativa a Rotterdam nei Paesi Bassi, ha organizzato mostre in tutto il mondo e pubblicato numerosi scritti sull’arte contemporanea. In precedenza, ha lavorato come curatrice alla Serpentine Gallery di Londra e al Witte de With Centre for Contemporary Art di Rotterdam; nel 2021 è stata nella giuria del Prix de Rome Visual Arts e degli Ammodo Tiger Short Awards dell’International Film Festival di Rotterdam.

Baby 3.0 – scrive Amira Gadci porta alle nostre origini per ricordarci che veniamo tutti dallo stesso luogo: nel grembo materno siamo tutti uguali. Il
bacino della donna è incredibile. E’ l’unica struttura ossea del corpo umano che ha la capacità di estendersi e di adattarsi per poter favorire la vita. Paradossalmente per l’attività artistica di Lorenzo Quinn, questa scultura di 7 metri è ad un tempo monumentale per dimensioni ma intima nel sentimento
che genera. Ci invita ad entrare in un bozzolo…e ci mette di fronte all’immensità delle domande che ne sono al centro e che sono l’essenza di tutto ciò che
facciamo, della cultura, della scienza, della filosofia, dell’innovazione: Perché siamo nati? Perché siamo qui? Qual è il nostro scopo nella vita? Con il titolo, l’artista suggerisce una umanità migliore ed evoluta, una versione 3.0 di noi stessi alla quale mirare.”

©Hélène sadaune – Lorenzo Quinn alla conferenza stampa con Amira Gad

Ma i richiami e le suggestioni, come tipico delle opere di Quinn, sono molteplici: come non pensare a una connessione tra il bacino della donna che fa da culla a Baby 3.0 nell’opera dell’artista italiano (le ossa pelviche che sostengono il feto) e il bacino di San Marco della città lagunare, che ha nel Canal Grande il suo “cordone ombelicale”, segno del rapporto vitale tra Venezia e l’acqua, così com’è nell’acqua che nasce la vita? O che questa scultura, realizzata con materiali freddi e moderni come l’acciaio e l’alluminio, non intenda anche porre l’attenzione sui pericoli connessi a una società in transizione, dalla contemporaneità ad una vita 3.0, dominata dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale.

“Baby 3.0 – conclude Gad – è un’opera d’arte trasformativa che indica una fase di transizione, in cui l’umanità si trova a un bivio. Nell’attirarci a sé, ci ricorda che non siamo soli, che l’umanità è più grande di noi e, soprattutto, che ognuno di noi ha un ruolo da svolgere per il futuro del genere umano. Lorenzo Quinn è un messaggero e la sua arte è una campagna globale che ci invita a proteggere il mondo in cui viviamo.”

©Hélène sadaune – l’opera prima di essere svelata al pubblico

Lorenzo Quinn è uno scultore figurativo italo-americano di fama internazionale, nato a Roma nel 1966 dall’attore messicano-americano premio Oscar Anthony Quinn e dalla sua seconda moglie, la costumista Jolanda Addolori. Durante gli anni di studio all’American Academy of Fine Arts di New York, Quinn realizza che, tra tutte le arti, desidera dedicare il suo futuro alla scultura. Le sue opere monumentali di arte pubblica, come anche i suoi pezzi più piccoli, trasmettono la sua passione per i valori eterni e le emozioni autentiche. In particolare, molte delle sue opere più famose rappresentano delle mani umane: “volevo scolpire quella che è considerata la parte del corpo umano più difficile e tecnicamente più impegnativa – afferma Quinn -, la mano detiene così tanto: il potere di amare, di odiare, di creare e di distruggere”.

Nel 1988 Quinn sposa Giovanna Cicutto e, dopo la nascita del primo figlio, decidono di lasciare New York per trasferirsi in Spagna. Negli ultimi due decenni, le opere di Lorenzo Quinn sono state esposte in tutto il mondo. Tra le sue opere monumentali si ricordano “Support” (2017), esposta a Venezia – le mani di un bambino che dall’acqua del Canal Grande sorreggono Ca’ Sagredo, in una denuncia contro l’inquinamento della città – e “Give” (2020) installata anche nel Giardino dei Boboli degli Uffizi a Firenze.

Dal forte impatto è sicuramente “Together” (2021), opera di land art presentata prima a Cannes e poi nell’esposizione “Forever is Now” in Egitto, in occasione del primo evento di arte contemporanea tenuto nel sito UNESCO delle Piramidi di Giza. “Force of nature” (2017), opera di cinque metri installata sulla sommità del Museo di Arte Moderna di Shanghai, vuole ricordare il grande potere della natura e ciò che Quinn descrive come il nostro “falso senso di sicurezza” nei suoi confronti.

©Hélène sadaune – Baby 3.0

 

 

https://lorenzoquinn.com/

Pubblicato da Hélène Sadaune

Master II d'Histoire Moderne de la Sorbonne Paris IV, j'ai travaillé pendant plus de 20 ans pour la C.E. Résidente depuis plus de trente ans à Venise, guide conférencière à Paris et Venise, je suis une passionnée de la civilisation vénitienne et de cette ville hors-norme. Comptez sur moi pour vous tenir informé!

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