Satyricon di Bruno Maderna al Malibran

Photo© Silvestri/Crosera

Satyricon di Bruno Maderna al Teatro Malibran a cinquant’anni dalla prima

Compie cinquant’anni Satyricon di Bruno Maderna: l’opera in un atto, su libretto poliglotta tratto dal romanzo latino omonimo di Petronio, è stato proposta dalla Fenice per ricordare il grande compositore veneziano, del quale ricorrono anche i cinquant’anni dalla morte. La direzione musicale è stata affidata ad Alessandro Cappelletto mentre la regia era di Francesco Bortolozzo, le scene di Andrea Fiduccia, i costumi di Marta Del Fabbro e il light design di Fabio Barettin.

Satyricon è l’ultima composizione teatrale di Bruno Maderna. Rappresentata per la prima volta al Festival d’Olanda di Scheveningen, il 16 marzo 1973, sotto la direzione dell’autore pochi mesi prima della sua morte, l’opera sarà proposta per la prima volta al Teatro Malibran, dopo l’unica rappresentazione veneziana proposta dal Teatro La Fenice che si svolse nel 1998 al Teatro Goldoni.

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Opera buffa, venata di una forte componente sarcastica, Satyricon ruota attorno all’episodio cardine del libro di Petronio, la cena di Trimalcione, personaggio dalla ostentata volgarità che simboleggia la profonda crisi di valori del mondo contemporaneo. Maderna effettuò solamente minime alterazioni al testo originale di Petronio: per renderlo attuale e comprensibile, lo tradusse in diverse lingue, per la maggior parte in inglese, ma anche in francese e tedesco, lasciando solamente brevi scampoli dell’originale latino. Eliminati i dialoghi e le descrizioni, gli episodi si presentano impostati su dei monologhi più o meno lunghi – una sorta di sequenza di numeri chiusi – affidati a diversi personaggi. La natura non consequenziale della disposizione dei brani origina quindi una destrutturazione della drammaturgia, che riprende perfettamente il carattere frammentario del testo originale.

Tutto ciò rispetta l’idea che Maderna aveva del suo Satyricon come opera aperta, una sorta di copione ‘non finito’, libero di modificarsi continuamente: ecco, dunque che la successione temporale delle diverse situazioni non è definita a priori ma cambia di volta in volta, a seconda delle scelte dell’esecutore chiamato a interpretare al partitura. Lo stesso Maderna, del resto, realizzò tre differenti disposizioni del materiale musicale per tre diverse esecuzioni che diresse personalmente.

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«Questa libertà di organizzazione formale – ha commentato il direttore d’orchestra Alessandro Cappelletto – pone problematiche di ordine compositivo e drammaturgico estremamente stimolanti. È una sfida che abbiamo accettato con entusiasmo per non tradire la fiducia che il compositore – nonché esecutore di primissimo livello di lavori altrui – ha riposto nei suoi interpreti. Poiché si tratta di un lavoro teatrale, tutte le decisioni sono state prese in funzione dello spettacolo: si è partiti dalla partitura stampata apportando alcune modifiche quando si è ritenuto che un diverso ordine risultasse più funzionale alla drammaturgia che si andava creando».

La partitura del Satyricon presenta inoltre cinque sezioni su nastro magnetico dove si ascoltano registrati, assieme a materiali provenienti da altre composizioni dello stesso Maderna, anche suoni prodotti elettronicamente, la voce del compositore e di alcuni parenti e amici, nonché versi di svariati animali: oggetti sonori capaci di sortire un senso di straniamento nello spettatore, così come di creare un continuum sonoro che fa da ‘fondale’ sonoro alla cena di Trimalcione.

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Con quest’opera Maderna voleva rappresentare in tono beffardo proprio quel senso di caos e smarrimento del mondo moderno, allo stesso tempo però non voleva «cantare cose morali o politiche» bensì rendere il teatro, inteso come evento sociale, un vero e proprio «atto politico», nel senso più nobile della parola: una lezione che ancora oggi suona di estrema attualità. «Maderna voleva che il Satyricon rappresentasse una critica nei confronti della cultura contemporanea – ha dichiarato il regista Francesco Bortolozzo – puntando il dito contro la volgarità e la decadenza che scorgeva in quegli anni. Probabilmente Satyricon rappresenta l’ostentazione di qualcosa. Un’ostentazione che, in quanto tale, lambisce la volgarità fino a penetrarla. Non si può certo dire che il valore assoluto dato alla ricchezza economica sia prerogativa solo delle società in cui vissero Petronio e Maderna. Anzi, il testo è forse oggi ancora più attuale di quanto non lo fosse nel 1973».

Nel cast del nuovo allestimento veneziano figurano Manuela Custer nel doppio ruolo di Fortunata/Quartilla, Francesca Gerbasi in quello di Criside; Marcello Nardis era Trimalchio; Christopher Lemmings, Habinnas; William Corrò, Niceros; Francesco Milanese, Eumolpus.

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www.teatrolafenice.it

Pubblicato da Hélène Sadaune

Master II d'Histoire Moderne de la Sorbonne Paris IV, j'ai travaillé pendant plus de 20 ans pour la C.E. Résidente depuis plus de trente ans à Venise, guide conférencière à Paris et Venise, je suis une passionnée de la civilisation vénitienne et de cette ville hors-norme. Comptez sur moi pour vous tenir informé!

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