Dorilla in Tempe di Vivaldi al Teatro Malibran

Proseguendo nell’affascinante percorso di riscoperta del Vivaldi operistico – in continuità con il felicissimo allestimento dell’Orlando furioso della scorsa stagione e avviando un progetto che vedrà ogni anno la nuova produzione di un’opera lirica del veneziano – la programmazione 2018-2019 della Fondazione Teatro La Fenice propone un altro lavoro del Prete Rosso per le scene: “Dorilla in Tempe”, melodramma eroico-pastorale in tre atti su libretto di Antonio Maria Lucchini, composto dal Prete Rosso per il Teatro Sant’Angelo di Venezia.

L’opera in un nuovo allestimento con la regia di Fabio Ceresa, le scene di Massimo Checchetto, i costumi di Giuseppe Palella e il light design di Fabio Barettin. Alla guida dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice uno specialista del repertorio vivaldiano e barocco quale è Diego Fasolis.

Dorilla in Tempe debuttò il 9 novembre 1726 al Teatro Sant’Angelo per poi essere ripresa, e modificata, per altre sale e con diverse distribuzioni degli interpreti: nel 1728 al Teatro Santa Margherita di Venezia, nel 1732 allo Sporck di Praga e un’ultima volta, première il 2 febbraio del 1734, di nuovo al Sant’Angelo. Questa più recente versione – l’unica nota, grazie al ritrovamento, a inizio Novecento, della partitura oggi conservata nella Raccolta Mauro Foà della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino – è più precisamente un pastiche nel quale la musica del Prete Rosso si affianca ad arie di altri operisti alla moda.

Il libretto in tre atti del veneziano Antonio Maria Lucchini (1690 circa – dopo il 1730; autore per Vivaldi anche di Tieteberga del 1717 e di Farnace del 1727) è un intrigo romantico-pastorale ambientato sullo sfondo della valle di Tempe, in Tessaglia, regione dell’antica Grecia dedicata al culto di Apollo. La vicenda ricorda a grandi linee quella di Andromeda soccorsa da Perseo. Motore dell’azione è proprio il dio Apollo che, nelle vesti del pastore Nomio, si innamora di Dorilla, figlia del re Admeto, a sua volta innamorata del pastore Elmiro. Per salvare il suo regno, Admeto è costretto dagli dei a sacrificare Dorilla al serpente Pitone, un mostro marino che divora vergini innocenti; ma la fanciulla viene salvata da Nomio che la rivendica in sposa come sua ricompensa. Dorilla, invece, preferisce fuggire con il suo amato Elmiro. La coppia viene però catturata, ed Elmiro condannato a morte. Solo l’intervento di Nomio, che svela la sua vera identità, consente a Dorilla ed Elmiro di ricongiungersi e di unirsi in matrimonio nella generale esultanza.

«Credo che la Dorilla in Tempe parli essenzialmente dell’evoluzione della protagonista, che da fanciullina diviene donna e del suo rapporto con l’autorità, sia paterna che divina – spiega il regista Fabio Ceresa –. Dal punto di vista della macrostruttura, a quest’interpretazione ne ho affiancata un’altra, più personale: prendendo spunto dall’ouverture che precede il primo atto, dove Vivaldi inserisce il celeberrimo tema della Primavera, ho pensato che questa metamorfosi di Dorilla da giovinetta prima a ragazza e poi a persona adulta potesse simboleggiare la madre terra e il suo rapporto con il sole, quindi il ciclo delle stagioni. Un po’ come se dal seme che dorme nel terreno invernale il sole primaverile facesse sbocciare questo fiore, lo facesse crescere fino all’estate, e poi lo scontro, l’allontanamento della terra dal sole lo portasse alla sfioritura e alla morte. Il deus ex machina dell’epilogo, cioè il rivelarsi di Nomio come dio Apollo, assicura il lieto fine e quindi la ciclicità delle stagioni e l’eterno morire e rigenerarsi della madre terra».

«Ogni numero di Dorilla ha un potente motore ritmico – commenta il direttore Diego Fasolische rende questo barocco vicino alla nostra musica pop o persino rock. Si ha un impatto immediato di piacevolezza. Ma è musica per nulla stereotipata e nel giro di pochi minuti si percepisce la profondità del messaggio che agisce sui principi della psicoacustica attivando con il testo e con la musica i due emisferi del cervello umano nella sua zona razionale e in quella emozionale».

Nel cast dell’inedito allestimento feniceo figurano Manuela Custer nel ruolo di Dorilla, figlia di Admeto e innamorata di Elmiro; Lucia Cirillo in quello del pastore Elmiro; Véronique Valdès in quello di Nomio, pastore, poi riconosciuto per Apollo; Filindo, pastore amante non corrisposto d’Eudamia, sarà interpreetato da Rosa Bove; Eudamia, ninfa amante non corrisposta d’Elmiro, da Valeria Girardello; il re di Tessaglia Admeto da Michele Patti. Maestro del Coro Claudio Marino Moretti, maestro al cembalo e continuo Andrea Marchiol. I ballerini della Fattoria Vittadini danzeranno su coreografie di Mattia Agatiello.

www.teatrolafenice.it

Pubblicato da Hélène Sadaune

Master II d'Histoire Moderne de la Sorbonne Paris IV, j'ai travaillé pendant plus de 20 ans pour la C.E. Résidente depuis plus de trente ans à Venise, guide conférencière à Paris et Venise, je suis une passionnée de la civilisation vénitienne et de cette ville hors-norme. Comptez sur moi pour vous tenir informé!

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