Le allegre comari di Windsor al Teatro Goldoni

©Serena Pea

Al Teatro Goldoni una strepitosa nuova versione delle Allegre comari di Windsor, con un originale adattamento di  Andrea Chiodi  che ci spiega il fil rouge del suo spettacolo: “Honi soit qui mal y pense!», questo si legge sullo stemma dell’ordine della giarrettiera, e dal nome dell’ordine prende anche il nome la locanda presente nel testo, e alcune altre allusioni all’Ordine della Giarrettiera, contenute nel testo, queste indicherebbero come probabile data per la prima rappresentazione l’aprile del 1597, giusto un mese prima dell’installazione del consiglio dei Cavalieri dell’ordine a Windsor, e quindi ecco perché l’opera si svolge proprio lì.

Proprio il ridere delle disgrazie altrui è comportamento estremamente borghese, laddove il fallimento di qualcuno è il successo di un altro. Ecco che Allegre comari ci descrive una società senza valori alti e cavallereschi, una provincia a tratti violenta, un mondo borghese e arricchito.  Ho voluto portare, come spesso ho fatto con le commedie di Shakespeare, tutti i personaggi in un mondo evocativo, in una sorta di country club immaginario dal sapore molto inglese fatto di tessuto tartan e kilt. Guido Buganza alla scene per evocare questo mondo, Ilaria Ariemme ai costumi per restituirci un sapore inglese, Marta Ciappina ai movimenti di scena per aiutarmi nella costruzione di un vivace gioco fatto di farse, danze e violenze, tutto puntellato dalle musiche a contrasto di Daniele D’Angelo e nella traduzione e riduzione che giocherà sulla fedeltà del linguaggio di Angela Demattè.

©Serena Pea

Marta Ciappina dice la sua sulla cura dei movimenti: L’ambiente scenico, reticolato di latitudini e longitudini, evoca il design di una scacchiera. Il galateo che anima la scacchiera è regolato da un principio di risonanza corporea in cui ogni “mossa” può avere fine o essere raccolta e orientata.  Le grammatiche somatiche che vestono i personaggi sono l’esito di un puntiglioso scavo individuale: i gesti assumono le sembianze di insegne intime, eco di una fusione tra immaginazione e immagine, segnali che si stagliano dalla corrente con rigorosa indisciplina.  La scacchiera, la risonanza, la punteggiatura sono i preliminari per un atto di esagerazione, dissidenza e scarto in cui affiorano con impeto l’eccezionalità e la straordinarietà dei personaggi che, come in un gioco di scacchi, agiscono mossi da una inclinazione tattica e da uno sguardo balistico.

Daniele D’Angelo, sound designer ci illustra il suo punto di vista scenico: “Quando Andrea Chiodi mi chiese di partecipare a questo progetto mi assalirono due ricordi distinti: la commedia, che avevo rivisto giusto l’estate prima nella versione di Edoardo Siravo, e il Falstaff verdiano. Poi Andrea mi raccontò la sua visione. Ne fui subito entusiasta. Usare la musica per descrivere un mondo di uomini e donne leggeri e violenti mentre quel che li circonda ricorda l’origine e la tradizione. Allora ho creato delle atmosfere dance, da sabato sera, utilizzando stralci e lacerti dall’aria di Verdi Quell’otre, quel tino! oppure la voce di Orson Welles, che fu un grande Falstaff, tante citazioni che nella baraonda festaiola diventano solo l’eco di un ricordo ormai svanito.

©Serena Pea

Ilaria Ariemme ci spiega la sua scelta dei costumi: “Si dice che fu proprio Elisabetta I al grido di “More Falstaff, More Falstaff!” chiese a Shakespeare un’altra commedia con il pantagruelico personaggio favorendo dunque i natali del testo de Le allegre comari di Windsor. La leggenda vuole che la richiesta della sovrana nascesse da un innamoramento per il pingue Falstaff, ma in realtà doveva certamente servire a divertire il popolo e a distrarre la corte, sottile manipolazione che il potere agisce per avere il controllo. L’omaggio alla case reale inglese è in qualche modo celebrato attraverso uno stile formale, in cui l’eleganza segue la regola dell’adeguatezza ad un canone preciso che nel nostro lavoro si traduce nell’abbigliamento bon-ton del mondo borghese e soprattutto nella ripetitività dei pattern tartan tanto cari ad un’altra grande Elisabetta da poco scomparsa. Falstaff sovverte i canoni perché fuori dal coro, una sorta di ingenuo Sid Vicious (esplicito e voluto omaggio alla Westwood, rivoluzionaria regina del British Punk Fashion anch’essa purtroppo recentemente scomparsa) che nel tentativo di ribaltare le rigide regole di un mondo ufficiale viene da esso deriso e massacrato.

©Serena Pea

Guido Buganza ci spiega come ha deciso di affrontare le scene: Il Bardo come sempre crea non poche gatte da pelare allo scenografo: com’è noto mal sopporta ingerenze scenografiche, ha già tutto nel testo, ne consegue che il passo deve procedere cauto e rispettoso. Quindi uno spazio aperto, essenziale, dalla forte connotazione grafica: tartan, tartan ancora tartan: sovradimensionato, astratto, mentale. I riquadri e le linee tracciano percorsi, perimetrano territori, come il conformismo borghese obbliga a “stare in riga”. Il luogo del bosco, dell’irrazionale evocato dal buio profondo della notte, da trasparenze, comunque anch’esse grafiche. E porte, soglie di case borghesi, spogliatoi o cabine dove si possono nascondere segreti e peccati malcelati. Mai come in questo allestimento la scena dialoga con i costumi nel segno grafico, ne è estensione. Ed è un felice connubio”.

In effetti, uno stupendo spettacolo che vi tiene con il fiato sospeso dall’inizio alla fine, senza mai annoiarvi, un exploit durato ben due ore senza intervallo guidato dal gioco eccelso degli attori, tutti formidabili, con la musica che vi incalza e una scenografia contemporanea che riesce a suggerire ed identificare  il mondo borghese inglese da cui l’opera proviene. Per un grande risultato, davvero convincente.

©Hélène Sadaune -Eva Robin’s, Francesca Porrini, Davide Falbo, Sofia Pauly, Pierdomenico Simone, Angelo Di Genio, Nicola Ciaffoni, Riccardo Gamba, Ottavia Sanfilippo

www.teatrostabiledelveneto.it

Pubblicato da Hélène Sadaune

Master II d'Histoire Moderne de la Sorbonne Paris IV, j'ai travaillé pendant plus de 20 ans pour la C.E. Résidente depuis plus de trente ans à Venise, guide conférencière à Paris et Venise, je suis une passionnée de la civilisation vénitienne et de cette ville hors-norme. Comptez sur moi pour vous tenir informé!

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